Dalla serpentina del Canal Grande alla spianata di piazza San Marco Venezia è un teatro a cielo aperto di cui i turisti sono gli spettatori privilegiati. Pochi però sanno che dentro le mura della città esistono delle vigne che producono un vino denominato DOC Venezia. Testo e foto di Emanuela De Santis
La città mette continuamente in scena se stessa davanti ad un pubblico che pretende di essere stupito, meravigliato, incantato. Ma la Venezia più autentica, con i suoi ritmi lenti, i suoi riti sociali, le sue abitudini popolari, si cela dietro questo gigantesco sipario di monumenti e di musei, di canali e di isole, e nasconde la sua vita segreta alle migliaia di foresti che i quotidianamente approdano in laguna da ogni angolo del mondo.
E nella sua parte più intima ci sono i vigneti, pochi filari rintanati tra le calli e la laguna, ritagliati da sontuosi palazzi e antichi monasteri, che hanno resistito all’acqua alta e allo sviluppo urbano. Ancora oggi sono preziosi testimoni della storia della città più straordinaria del mondo.
Da un lavoro di ricerca iniziato nel 2010 dal Consorzio Vini di Venezia in collaborazione con le Università di Milano e Padova è cominciato il recupero delle viti ancora esistenti negli orti e nei giardini della città e della laguna per reinpiantare i vitigni storici e riportare in luce la biodiversità lagunare.
Nessuno tra la folla con trolley al seguito immagina che a due passi dai binari della Stazione di Santa Lucia si cela un vigneto composto da antiche varietà autoctone, settecento piante che producono due vini da tavola, il bianco Ad Mensam e il rosso Prandium, in edizione limitata, per un totale di 1500 bottiglie.
E’ uno dei tesori del Convento dei Carmelitani Scalzi che arrivarono qui nel ‘600 e nel loro orto presero a coltivare, oltre ai prodotti usati per la mensa, anche erbe medicinali, tra cui la melissa per cui sono diventati celebri. I loro preparati di olii essenziali (cedro, chiodi di garofano, cannella, melissa) sono menzionati anche da Carlo Goldoni nelle sue commedie.
Sotto la guida di un giovane enologo audace e dinamico, Stefano Quaggio, il Consorzio ha realizzato un progetto innovativo che ha dato nuovo slancio a quest’oasi di operosità e spiritualità. Passeggiare per i viali del giardino si traduce in un esercizio mistico: le varietà sono ispirate da una simbologia sacrale e come il vigneto richiama il vino eucaristico, all’orto dei semplici, le cui erbe servono a depurare l’organismo, si lega la purificazione dell’amore.
Tredici gli ulivi come Gesù con gli Apostoli, mentre il frutteto piantato con 40 varietà rare e antiche di frutti (tra alberi di noce, kiwi, cachi, susine, mele) indica la generosità della terra, ispirata a quella del Creatore.
La denominazione DOC Venezia tutela la tradizione del vino di Venezia, iniziata ai tempi della Serenissima nelle isole prima e poi nella terraferma: fin dal Medioevo alla città è riconosciuto il merito di aver introdotto il vino nelle consuetudini alimentari della nobiltà e poi della borghesia europea. I vigneti più estesi si trovavano allora dietro piazza San Marco, nel sestiere di Castello, nel convento di San Francesco della Vigna dove ancora si produce un vino, l’Harmonia Mundi, mille bottiglie a base di due uve tipiche del territorio, il teroldego e il refosco.
Nella minuscola Torcello il percorso lungo il canale verde porta al marmoreo Trono di Attila e alla Basilica di Santa Maria Assunta, capolavoro dell’arte veneta. A metà strada il Ponte del Diavolo conduce dritto alla Tenuta Baslini, una magnifica villa d’epoca costruita su un ampio podere disseminato di rovine archeologiche e chiesette diroccate dove il Consorzio ha realizzato un altro vigneto sperimentale, raccogliendo tutte le varietà di vite presenti nella città lagunare. Il risultato, una collezione di viti, una banca genetica a cielo aperto immersa nella struggente bellezza dell’isola con una vista che spazia fino a Burano.
Dal lato opposto del canale il goto de vin, si moltiplica in una vera degustazione dei vini della Doc Venezia: all’Osteria al Ponte del Diavolo, il Manzoni bianco e l’elegante chardonnay veneto si sposano con le leccornie locali, la granceola con gli asparagi o l’insalatina di canocchi.
Qualche anno fa ad opera della famiglia Bisol, famosa produttrice di prosecco, sono state recuperate 80 piante di dorona, un’altra uva autoctona della laguna; da qui è iniziato il reimpianto del vitigno e la messa in opera di una vigna murata nell’isola di Mazzorbo, un ettaro attorno ad un campanile del ’300. Nasce così il raro Venissa (4.000 bottiglie l’anno), vino dai sentori salini e di frutta secca; conservato in bottiglie di vetro di Murano, si degusta sul posto nel wine-resort con cucina stellata e camere nella villa padronale della tenuta (www.venissa.it).
Non solo escursioni per raffinati wine lovers. Il vino è da sempre il protagonista della vita dei veneziani e ancora oggi gironzolando per i sestieri si trovano il ‘ponte della malvasia’, la ‘calle de la Malvasia vecia’, la ‘calle Malvasia poiché la malvasia è stata per lungo tempo popolare nelle osterie che un tempo si chiamavano ‘malvasie’.
E la grande tradizione gastronomica veneziana, quella dei ‘cichetti’, le tapas locali, stuzzichini e assaggi – salumi, baccalà mantecato, sarde in saòr – serviti su una fettina di pane o di polenta sempre si accompagna con uno spritz aperitivo o un’ombra, il bicchiere di rosso o di bianco che deve nome all’uso di mettere il vino all’ombra per tenerlo in fresco.
I cicchetti si servono nei bacari, le tipiche osterie che abbondano nei sestieri della città, soprattutto a San Polo: l’“andar per bacari” diventa così una sorta di itinerario goloso alla scoperta della città, della sua gente, delle sue tradizioni e dei suoi sapori. Andare a piedi è una delle cose più difficili per i foresti: ma perdersi tra calli e campielli fa parte del piacere. Seguendo il flusso dei gondolieri si arriva a Cannaregio, ex ghetto di Venezia, ora un quartiere chiassoso e vivace.
Il Paradiso Perduto, fondato negli anni ’80 da un gruppo di studenti universitari ha mantenuto la sua verve alternativa: concerti live, cicchetti a getto continuo – alici marinate, sarde in saor, baccalà mantecato – e la carta dei vini spazia dal vino della casa fino alle più raffinate etichette doc come il Pinot grigio bio de Le Carline. Oppure ai piedi del ponte di Rialto, Bancogiro, modaiolo e con un’attitudine gourmet, è il luogo del cicchetto glamour: Gianluca e Mauro, i patròn, vanno fieri dei loro crudi di pesce ma nel menù, anche piatti tipici come la zuppa di pesce con i passatelli.
Bacaro risorto, Bacaro dell’Arco, Ai do’ mori, Trattoria Vittoria, sono le tappe storiche di uno slalom che tra ombre e cicchetti racconta un pezzo di storia veneziana. Sulle orme di Marco Polo, Luna Sentada nel campo San Severo, cucina mediterranea contaminata dai sapori orientali si affianca a Bar 5000, degustazioni a pelo d’acqua, grande scelta di vini e bollicine venete, anche bio e vegan, Franciacorta e champagne, un locale da ‘americani a Venezia’ nella top list del NewYorkTimes.
Ma per l’aperitivo più esclusivo è d’obbligo rivolgersi al Consorzio Vini Venezia: destinazione finale lo Squero di San Trovaso, l’ultimo antico cantiere veneziano, dove nella luce rosa del tramonto, insieme agli immancabili cicchetti, gustare, addossati ad una gondola, l’elegante bouquet di un pinot grigio ramato o un aromatico sauvignon.
I.A.T. Venezia | p.zza San Marco 71/F | tel. 041 52 98 711 | www.veneziaunica.it
In auto con l’autostrada A4 da Torino o Trieste, con la A13 da Bologna o con la A27 da Belluno; per lasciare l’auto il parcheggio comunale di piazzale Roma è il più grande ed economico (25 euro al giorno). In treno con Trenitalia (www.trenitalia.com ) con i Frecciarossa da Roma, Torino e Milano e gli Italo (www.italotreno.it ) da altre città italiane. In aereo con i voli a/r Ita (www.ita-airways.com) da Roma Fiumicino o le compagnie low-cost Volotea (www.volotea.com ) da Alghero, Bari, Brindisi, Cagliari e Catania, Palermo, Lampedusa, Napoli, Olbia e Pantelleria.
La gondola è il modo più romantico per visitare Venezia: i prezzi sono fissati dall’ Ente gondola e sono di € 80,00 per 30 minuti durante il giorno e di € 100,00 per 35 minuti di sera. (www.venetoinside.com ) mentre la corsa più economica è quella collettiva con cui si può attraversare il Canal Grande a 2 euro per i non residenti (www.venice-tourism.com). Il mezzo più comodo è il vaporetto (corsa semplice 7,50 euro) (http://actv.avmspa.it). In alternativa c’è il taxi boat, il motoscafo che può trasportare fino a 10 persone, con prezzi che variano secondo il tragitto (www.motoscafivenezia.it o www.alilaguna.it): ad esempio il costo tra l’aeroporto e l’hotel è di 120 euro.
Venezia City Pass è la card, acquistabile anche on line sul sito www.veneziaunica.it, che consente di prepagare musei, visite, tour, eventi, spettacoli, ristoranti convenzionati e biglietti del trasporto pubblico (il costo varia a seconda dai servizi caricati).
Il Giardino Mistico dei Carmelitani è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 17 – Venezia – Cannaregio, 54 – per info e prenotazioni info@giardinomistico oppure telefonare mandare un sms al n° (+39) 348 7728430
Consorzio Vini Venezia, Doc Venezia, l’istituzione che promuove i vini del territorio si può contattare anche per la visita al vigneto della Tenuta Baslini a Torcello. Sul sito gli itinerari da seguire per una Venezia ‘doc’. San Marco, 2032, tel. 0422 850045 http://www.docvenezia.com/
Squero San Trovaso, l’ultimo cantiere per la costruzione di gondole. Le visite si prenotano via email info@squerosantrovaso.com. Dorsoduro 1097, www.squerosantrovaso.com
Hilton Molino Stucky in un mulino ottocentesco della Giudecca, con spa e magnifica terrazza affacciata sulla laguna. Giudecca 810, Tel. 041.2723311, www.molinostuckyhilton.it, Doppia da 308 euro.
Corte di Gabriela casa d’epoca trasformata in boutique hotel di charme e d’atmosfera. Calle degli Avvocati-San Marco 3836, Tel. 041.5235077, www.cortedigabriela.com. Loft da 297,50 euro.
Lux In un vicolo sotto il ponte dei Sospiri per chi vuole restare nell’area più calda di Venezia senza spendere una fortuna. Gestione famigliare e camere arredate in stile veneziano, alcune con balcone sul canale. Calle Delle Rasse, Castello 4541, tel. 041 52 01 044, https://lux.hoteldirect.it/ Doppie da 65euro.
Nh Laguna Palace A cinque minuti a piedi dalla stazione di Mestre, una megastruttura in vetro che include porto turistico e ambienti per feste e manifestazioni. Sala biliardo, biblioteca, palestra e un allestimento avveniristico nelle suites. v.le Ancona 2, Mestre, tel. 041 82 96 111, www.nh-hotels.com. Doppie da 100 euro.
Bancogiro Bacaro-osteria con vista sul Canal Grande; gustosi e insoliti i cicheti su base di polenta. Campo San Giacometto 122, Tel. 041.5232061, www.osteriabancogiro.it
Luna sentada, Nel Sestriere Castello, a bordo canale, cucina fusion mediterranea si fonde con i sapori orientali. A fianco wine bar della casa Bar 5000. Fondamenta di san Severo, sestiere Castello 5018, tel. 0413097891, www.lunasentada.it
Osteria al Ponte del Diavolo, lungo il canale che porta alla Sedia del Diavolo locale nel verde dove gustare una cucina con ingredienti locali ed un tocco di raffinatezza ed originalità. Fondamenta Borgognoni 10/11, Torcello, tel. 041730401, www.osteriapontedeldiavolo.com
Trattoria Vittoria da Aldo, un’oasi di genuinità che non ti aspetti nel bel mezzo della Venezia più turistica. I classici – sarde in saor, baccalà mantecato – con le ricette della mamma del patron Roberto Miracapillo. Campo San Geremia 313, tel. 041715013 www.trattoriavittoria.it
Il Paradiso Perduto, locale storico alternativo creato da un manipolo di universitari ancora oggi gettonatissimo per la musica live e gli aperitivi a base di cicchetti e spritz Fondamenta della Misericordia 2540, Cannaregio, tel. 041720581, www. https://ilparadisoperduto.wordpress.com
Testo e foto di Emanuela De Santis|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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